Il corpo è il tempio dello spirito: Conservalo pulito e puro per l’anima che vi risiede. (Bellur Krishnamachar Sundararaja Iyengar)

Secondo l’ultimo rapporto ISTAT sul Benessere equo e sostenibile (BES) del 2022, il 36,3% della popolazione italiana è sedentario. Questo significa che oltre 21 milioni di persone in Italia conducono una vita priva di attività fisica regolare. La fascia più colpita è quella tra i 30 e i 60 anni, proprio la parte di popolazione attiva e lavorativa.

Cosa significa essere una persona sedentaria?

Sedentario, dal latino sedentarius, cioè “stare seduto”. La Treccani definisce sedentario qualcosa che non comporta movimento, quindi una qualsiasi attività che una persona svolge da seduto. Possiamo quindi definire una persona sedentaria colui o colei che sta seduto o seduta 8 (se va bene) ore al giorno a svolgere un ruolo impiegatizio. Senza rendercene conto allora, giorno dopo giorno, per 365 giorni all’anno ogni anno, rendiamo regolare la nostra condizione di uomo/donna sedentaria e siamo felici se riusciamo a concederci 2 settimane nei periodi estivi di camminate in montagna o nuotate al mare, lontani dalla scrivania o dal divano.

Ecco allora che ci viene incontro lo yoga, un toccasana per il nostro fisico e la nostra mente. Iniziare a praticare yoga da uomo/donna sedentario/a potrà sembrare un’impresa impossibile: si trova difficile piegarsi in avanti, allungare la schiena, trovare i propri ischi e restare in equilibrio … Però è proprio questo ciò di cui ha bisogno il corpo: esso è composto da muscoli, tendini, articolazioni, legamenti e fasce, ed ogni parte della nostra materia è stata studiata per svolgere determinati compiti ed insieme giocano in squadra per far funzionare tutto correttamente e simultaneamente (es. piegare la gamba portando il ginocchio verso l’alto implica un gioco di attivazioni tra l’articolazione coxo-femorale e i muscoli flessori dell’anca; allo stesso tempo i muscoli svolgono un gioco di leva per permettere questo movimento).

Esistono pratiche di yoga che aiutano a partire con calma e consapevolezza, per permettere al praticante di memorizzare i movimenti e consentire ai muscoli di attivarsi e allungarsi in maniera appropriata. La schiena è la parte del corpo a cui si inizia a prestare molta attenzione: essa è composta dalla colonna vertebrale, dalle scapole, dai muscoli e dai legamenti. Il primo campanello d’allarme nelle persone sedentarie è infatti il mal di schiena e i motivi possono essere diversi, come mantenere una determinata postura per ore costringendo i muscoli a stare in posizioni improprie, curvando la schiena e accentuando la lordosi nella zona lombare o la cifosi nella zona toracica. Tenere questo assetto del corpo per giorni, settimane, anni fa in modo che si adatti in maniera errata a delle posizioni che sono totalmente innaturali.

Approfondiamo due posizioni utilizzate in una pratica di yoga, che all’esterno possono sembrare facili ma richiedono una certa flessibilità da parte del corpo: Vajrasana (detto anche il diamante) e Sukhasana (detta anche posizione semplice).

In Vajrasana, il praticante è seduto con i glutei sui talloni e il dorso dei piedi a terra, la schiena è dritta e c’è una leggera retroversione del bacino per evitare l’iperlordosi, le spalle sono basse, e le braccia rilassate, mani appoggiate sulle cosce. Anche una posizione così può diventare molto difficile: proprio a causa della prolungata sedentarietà, i legamenti si irrigidiscono e si accorciano, rendendo un āsana così facile un inferno. Per ridurre questo dolore iniziale si possono apportare dei piccoli accorgimenti, come posizionare una coperta sotto il dorso dei piedi e un mattoncino sotto i glutei. L’importante è rilassare tutti i muscoli delle gambe e ricordarsi di respirare! Vajrasana è molto utile per chi rimane per lungo tempo in piedi e per chi è tanto sedentario: questo āsana riequilibra la statica di tutta la colonna vertebrale, portando sollievo alla regione lombare.

Sukhasana invece è sempre una posizione seduta ma in questo caso l’allievo porta i glutei a terra e incrocia le gambe, mantenendo la schiena dritta e cercando di portare le ginocchia verso terra aprendo gli inguini. Questo āsana è molto utile durante le pratiche di meditazione e pranayama. Le persone poco flessibili o sedentarie devono mettere un mattoncino sotto i glutei per permettere loro di restare con la schiena eretta, altrimenti tenderanno a cadere indietro, curvando e sforzando la schiena. Col tempo si potrà eliminare il mattoncino e il praticante avrà acquisito abbastanza flessibilità nei legamenti delle gambe e nella zona addominale per poter rimanere seduto correttamente.

Uno studio della Harvard dimostra che praticare yoga regolarmente previene una precoce fragilità fisica negli adulti dai 65 anni in su[1], e sempre uno studio americano riporta come persone che prima erano sedentarie e non praticavano alcuna attività fisica, con lo yoga hanno iniziato a muoversi di più e a fare attività fisica quotidianamente[2]. L’altra faccia della medaglia nello yoga è proprio questo: oltre a fare del bene a livello fisico, ti fa sentire bene anche a livello mentale. Infatti, le persone che entrano nel mondo dello yoga poi non vogliono più uscirne. Ci sentiamo bene quando pratichiamo yoga perché il nostro cervello rilascia serotonina (una sostanza chimica prodotta dalle cellule nervose) ed insieme alla dopamina e alle endorfine, contribuisce a farci sentire motivati, felici, rilassati e, in alcuni casi, anche euforici.

In conclusione, la parola “sedentarietà” deve uscire dal nostro quotidiano e da ciò che noi chiamiamo normalità. Diamoci un chiaro obiettivo e perseveriamo per una salute migliore. Il nostro corpo è la nostra navicella spaziale: per poterci godere il viaggio dobbiamo fare in modo che la nostra navicella sia integra, in forma e sana.


[1] https://www.health.harvard.edu/staying-healthy/harvard-led-study-yoga-fights-frailty?utm_source=chatgpt.com

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25524471/

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